martedì 5 giugno 2012

Lungo il Rodano parte terza. Avignone la città dei papi

 Il Capo nella sua immensa saggezza ci ha regalato un giorno di ferie. Visto che il 1 Maggio abbiamo lavorato, e il 17 Maggio è festivo, lui ha decretato ponte, regalandoci il Venerdì 18 di ferie. Grazie capo. Approfitteremo degnamente del tuo regalo andando a fare una scappata in Francia. Destinazione: Avignone.
Il palazzo dei papi al tramonto
Uno: il 17 Maggio è festa anche in Francia, e per due tiratardi come le nostre eroine, che si decidono a organizzare il tour la settimana prima, il trasporto si rende problematico. Il ritorno è una specie di incubo da trasporto pubblico, con un tempo di attesa di 4 ore in stazione di Lione (ci sono già stata a Lione, ricordate?).
Per l'albergo va meglio, trovano una graziosa formula studio, camera con cucinetta interna, a prezzo politico e all'interno del centro storico.
Si scoprì poi che il centro storico è compatto, e in meno di mezz'ora a piedi lo si percorre da un capo all'altro. 

Chiostro della certosa di Villeneuve
Avignone è nota soprattutto per il palazzo dei Papi, che li ha ospitati per circa settant'anni. Giusto per dare due coordinate storiche, Petrarca ha incontrato durante questo periodo Laura. Fiumi di inchiostro sono stati spesi sui manuali di scuola italiani per descrivere la "cattività avignonese" dove il papato era sotto l'ingombrante tutela dei re di Francia. Le guide francesi, e le spiegazioni locali, unanimemente chiamano questo periodo "soggiorno avignonese", inserendolo nel quadro delle abitudini itineranti della corte papale. Il clima era così buono che si sono semplicemente fermati ad Avignone un po' più a lungo del solito. Già che c'erano, i papi si sono comprati la città e la regione attorno (anche se non è chiaro se abbiamo pagato il richiesto), hanno costruito un palazzo per ospitare alloggi, tesoro e cancelleria (il palazzo del vescovo gli stava un po' stretto), hanno dato vita a una corte tardo medievale splendida, importando pezzi di cultura italiana e mescolandola con la cultura locale, e hanno requisito un po' di case ad Avignone per ospitare i cardinali. Case che hanno abbellite, ma sono andati oltre Rodano, a Villeneuve-les-Avignon, a costruirsi le case di campagna, dando al microscopico borgo la palma di "cittadina con il più alto numero di edifici storici per metro quadro". (Tra cui merita una visita la certosa).
Mura di Avignone
Senza dimenticare che se oggi Avignone è comodamente piantata nel cuore della Provenza, in terra francese, qualche secolo fa questa era la frontiera fra l'impero germanico e il regno di Francia, con il Rodano (sempre lui) a fare da spartiacque. A est del Rodano, impero, a ovest, regno di Francia. E in mezzo, la città di Avignone che controlla l'unico ponte sul Rodano tra Lione e il mare. Ah, il Rodano è il solito fiume con un caratteraccio orribile che esce dal lago di Ginevra e raccoglie le acque di mezza Francia, quello su cui i lionesi non sono riusciti a costruire un ponte fino all'età moderna, ma è anche una importante via di comunicazione. Commerci e tasse navigano sul fiume.
Forte S. André
Quindi, gli avignonesi costruiscono il famoso ponte di Avignone, opera di alta ingegneria medievale, ma sulle basi di un ponte romano, e per sicurezza lo dedicano a un paio di santi e ci costruiscono una chiesa sopra (male non farà); fondano una confraternita che si occupa della manutenzione e delle periodiche ricostruzioni dovute alle piene del fiume, che si sostiene lautamente con i proventi del passaggio sul ponte. Proteggono il tutto con delle fortificazioni, inglobate nella cinta di mura (che svolge anche la funzione di tenere fuori le acque durante le piene, visto che la città è solo sei metri sopra il livello di magra).
Torre di Filippo il Bello
Sull'altra riva, la cittadina di Villeneuve-les-Avignon è costruita su terreno più elevato, ed è territorio francese, e il sovrano vuole controllare il nemico e possibilmente anche il transito sul fiume, quindi si allea con l'abate locale, costruisce un forte sulla collina riva destra del Rodano, e dopo qualche decennio comincia la costruzione di una torre per prendere controllo del ponte. Serve dire che gli avignonesi contestano la costruzione della torre?

Ponte di san Benezet
La contesa è chiusa dalle vicissitudini storiche e geologiche: da una parte, l'impero si ritira, il territorio di Avignone resta un minuscolo fazzoletto di terra papale circondato da territorio francese, da cui anche i papi si ritirano per lasciarci dei legati papali (che spesso e volentieri si stufano dell'esilio avignonese e se ne tornano a Roma dopo aver nominato un sottolegato). La frontiera non più pericolosa viene presidiata da una guarnigione che possiamo ben immaginare annoiata e demotivata (e che non fosse anche in punizione) fino alla rivoluzione francese, quando il territorio di Avignone viene annesso alla Francia. Dall'altra parte, la ripetute piene del fiume danneggiano in modo irreversibile il ponte, che viene man mano abbandonato, e depositano abbastanza detriti da formare delle isole in mezzo al fiume, che agevolano il passaggio dei traghetti. Il ponte diventa inutile, e crolla pian piano. Oggi solo quattro arcate sopravvivono, regolarmente visitate dai turisti, che cercano inutilmente di ballarci sopra.
Si può ballare sul ponte? Mah..
Una famosa canzone popolare francese infatti recita che si balla in cerchio "sul ponte di Avignone". Errore storico: si balla "sotto il ponte di Avignone", cioè sull'isola formata dai detriti del Rodano, dove restavano ancora delle arcate del ponte (ora sparite). Sul ponte non c'è abbastanza spazio per ballare in cerchio, ve lo assicuro.

Rocca difensiva, palazzo signorile e residenza del capo spirituale d'Europa del XIV secolo, il palazzo dei papi domina effettivamente la città e costituisce il motivo di maggior interesse. La presenza papale ha dominato la città: ad ogni angolo di strada si trovano sedi di confraternite (in particolare i penitenti si trovano in abbondanza; giuro di aver trovato anche i penitenti neri), chiese in diverso stato di abbandono o al minimo nicchie con statue di santi. Ma la cittadina è graziosa e ben conservata e mantiene belle mura, anche se in parte ricostruite, un parco interessante posto in posizione panoramica sul fiume e alcune ruote di mulino utilizzate in passato per lavorare il cuoio. Lungo la stessa via scorre una roggia, si stende il quartiere artistico e si affaccia una cappella dei Penitenti Grigi, confraternita ancora attiva. 
Ruota di mulino superstite. 
Niente lodi alla gastronomia locale, ma una alla notte dei musei sì: la collezione dei primitivi italiani del museo del Petit Palais (ex sede vescovile) è notevole, e poterla visitare gratuitamente dopo le 19 è decisamente un bonus.




Nessun commento:

Posta un commento